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martedì 28 febbraio 2012

Música, cerebro y emoción



Música, cerebro y emoción


La música también involucra la emoción tanto en lo que se percibe como en lo que se ejecuta o canta.
Cuando un acorde que resuelve una sinfonía nos produce un delicioso escalofrío se activan en el cerebro los mismos centros de placer que actúan al comer chocolate, hacer el amor o tomar ciertas drogas.
Un intervalo consonante corresponde a una relación de frecuencias entre las dos notas que determina un intervalo sencillo. Por ejemplo: La relación entre las frecuencias de un do y un sol central es 260 y 390 hertz. La interpretación simultánea define un acorde de quinta perfecta de sonoridad considerada agradable.
En cambio la interpretación simultánea de un do central y un do sostenido (260 y 277 hertzios) produce un sonido que en nuestra cultura mayoritariamente es considerado como desagradable y áspero.
¿Que mecanismos cerebrales subyacen a esta experiencia?

Las imágenes obtenidas mediante tomografía (registradas mientras individuos escuchaban acordes disonantes y consonantes) mostraron que son dos sistemas diferentes los que se activan, cada uno relacionado con emociones distintas, cuando el cerebro procesa emociones vinculadas a la música. Los acordes consonantes activan región órbito frontal (parte del sistema de recompensa) del hemisferio derecho y parte de un área del cuerpo calloso.

La música nos acompaña desde tiempos remotos; el hombre prehistórico tocaba ya flautas de huesos, instrumentos de percusión y birimbaos. Los arqueólogos han descubierto flautas hechas con huesos de animales en Neanderthals que vivían en Europa del Este hace más de 50.000 años. La música esta dentro de nuestro cuerpo-mente. Para oír música no necesitamos que ningún sonido real llegue a nuestros oídos. Tan sólo con imaginarla un número de áreas temporales del cerebro que participan en la audición se activan también cuando dichas melodías se imaginan.
Fenómenos como estos demuestran que son muchos los conocimientos que se han adquirido en los últimos años pero son aún más los misterios a develar. 

Fuentes

Revista Investigación y Ciencia. Enero 2005
 

giovedì 23 febbraio 2012

Cosa succede quando si muore


Il lama tibetano Kalu Rimpoche descriveva molto vividamente quello che succede al nostro corpo al momento della morte. Non so se sia tutto vero, e spero di poterlo verificare il più tardi possibile :-) Ad ogni modo questa descrizione ha il potere di rendermi molto vivida l’idea della morte (al punto da non esser più una semplice idea), mi scuote e risveglia dall’illusione quotidiana di immortalità e permanenza, ricordandomi che questo corpo non è la mia vera dimora/natura. Sposto allora più volentierei l’identificazione dal corpo alla coscienza.
Avvicinandoci alla morte, in noi comincia a dissolversi l’elemento terra: perdiamo la nostra forza, non riusciamo più a stare seduti o a reggerci dritti. Le guance cominciano ad affossarsi, non riusciamo più a sostenere la testa, si fa difficile persino aprire o chiudere gli occhi. Si diventa pallidi; ci sentiamo pesanti e scomodi in ogni posizione; chiediamo di essere tirati su. Alcuni testi ci dicono che ci sentiamo come se stessimo cadendo o sprofondando sottoterra, o ci sentiamo schiacciati da un grosso peso, addirittura come se il nostro corpo fosse schiacciato giù da una montagna. L’elemento terra sta tornando alla terra
Poi è il turno dell’elemento acqua: cominciamo a perdere il controllo dei fluidi corporei. Ci cola il naso, possono lacrimarci gli occhi, forse diventiamo incontinenti. Non riusciamo più a muovere la lingua; gli occhi cominciano a sentirsi secchi, nell’orbita; abbiamo le labbra tese ed esangui, la bocca riarsa, la gola chiusa. Le narici si deformano, ci viene una gran sete. Tremiano e ci contorciamo. Alcuni testi dicono che ci sentiamo annegare in un oceano o trascinare via da un fiume enorme. L’elemento acqua sta tornando all’acqua.
Poi viene l’elemento fuoco. La bocca e il naso si prosciugano completamente: tutto il calore comincia a lasciare il corpo di solito a partire dai piedi e dalle mani in direzione del cuore. Può capitare che dalla sommità del capo esca un calore umido. Sentiamo freddo il respiro che ci attraversa il naso e la bocca. Non abbiamo più il calore necessario per digerire niente. Diventa sempre più difficile percepire tutto ciò che è al di fuori di noi. L’esperienza interiore è di essere consumati da una vampa ruggente, o che il mondo sia consumato in un’apocalisse di fuoco. L’elemento fuoco ritorna al fuoco.
Segue l’elemento aria. Respirare ci diventa sempre più difficile: l’inspirazione si fa superficiale e l’espirazione si allunga. Cominciamo a respirare ruomorosamente e ad ansimare. I respiri diventano più brevi e laboriosi: il corpo si torce, poi si acquieta. La vista svanisce, quella interiore come quella esterna, indistinta e appannata. L’esperienza interiore di un gran vento che spazzi via il mondo, di un tornado che consuma l’intero universo. L’elemento aria ritorna all’aria.

7 intenzioni per il genitore consapevole



Tratte da “Il genitore consapevole” di Kabat Zinn,  sette  nobili intenzioni che se venissero applicate quotidianamente da chi ha dei figli, cambierebbero la faccia del pianeta nel giro di una generazione.
Molto difficili da mettere in pratica, al limite della fantascienza…ma non è esattamente ciò che tutti noi avremmo voluto dai nostri genitori?

Intenzione 1: Usero tutto il mio genio creativo per essere un genitore consapevole

Intenzione 2: Considererò l’essere genitore come una disciplina spirituale che mi dia tutte le opportunità per coltivare la saggezza e mantenere il cuore aperto, in modo che io possa arrivare a conoscere ed esprimere la mia vera natura e condividere ciò che di meglio c’è in me con i miei figli e il mondo

Intenzione 3: Coltiverò la consapevolezza e il discernimento nella vita di tutti i giorni, specialmente con i miei figli, usando la consapevolezza del mio respiro per ancorarmi al momento presente.

Intenzione 4: Farò ogni sforzo per vedere chi sono veramente i miei figli e per ricordarmi di accettarli per come sono a ogni età,invece che lasciarmi accecare dalle mie aspettative e paure. Impegnandomi a vivere pienamente la mia vita e a lavorare per vedere e accettare me stesso come sono, sarò maggiormente in grado di accordare ai miei figli una simile accettazione. In questo modo posso aiutarli a crescere e relizzare il loro potenziale di esseri unici

Intenzione 5: Farò ogni sforzo per vedere le cose dal punto di vista di ciascuno dei miei figli e comprendere i loro bisogni e soddisfarli meglio che posso

Intenzione 6: Userò qualunque cosa avverrà nella mia vita e nella vita dei miei figli, inclusi i momenti più bui e difficili, accettandoli per crescere come essere umano e per poter capire meglio i miei figli, i bisogni della loro anima e ciò che è richiesto da me in quanto genitore

Intenzione 7: Conserverò queste intenzioni nel mio cuore e mi impegnerò a metterle in pratica meglio che posso, ogni giorno, nei modi che mi sembrano adeguati e che onorino la sovranità dei miei figli e la mia.