Il lama tibetano Kalu Rimpoche descriveva molto vividamente quello che succede al nostro corpo al momento della morte. Non so se sia tutto vero, e spero di poterlo verificare il più tardi possibile Ad ogni modo questa descrizione ha il potere di rendermi molto vivida l’idea della morte (al punto da non esser più una semplice idea), mi scuote e risveglia dall’illusione quotidiana di immortalità e permanenza, ricordandomi che questo corpo non è la mia vera dimora/natura. Sposto allora più volentierei l’identificazione dal corpo alla coscienza.
Avvicinandoci alla morte, in noi comincia a dissolversi l’elemento terra: perdiamo la nostra forza, non riusciamo più a stare seduti o a reggerci dritti. Le guance cominciano ad affossarsi, non riusciamo più a sostenere la testa, si fa difficile persino aprire o chiudere gli occhi. Si diventa pallidi; ci sentiamo pesanti e scomodi in ogni posizione; chiediamo di essere tirati su. Alcuni testi ci dicono che ci sentiamo come se stessimo cadendo o sprofondando sottoterra, o ci sentiamo schiacciati da un grosso peso, addirittura come se il nostro corpo fosse schiacciato giù da una montagna. L’elemento terra sta tornando alla terra
Poi è il turno dell’elemento acqua: cominciamo a perdere il controllo dei fluidi corporei. Ci cola il naso, possono lacrimarci gli occhi, forse diventiamo incontinenti. Non riusciamo più a muovere la lingua; gli occhi cominciano a sentirsi secchi, nell’orbita; abbiamo le labbra tese ed esangui, la bocca riarsa, la gola chiusa. Le narici si deformano, ci viene una gran sete. Tremiano e ci contorciamo. Alcuni testi dicono che ci sentiamo annegare in un oceano o trascinare via da un fiume enorme. L’elemento acqua sta tornando all’acqua.
Poi viene l’elemento fuoco. La bocca e il naso si prosciugano completamente: tutto il calore comincia a lasciare il corpo di solito a partire dai piedi e dalle mani in direzione del cuore. Può capitare che dalla sommità del capo esca un calore umido. Sentiamo freddo il respiro che ci attraversa il naso e la bocca. Non abbiamo più il calore necessario per digerire niente. Diventa sempre più difficile percepire tutto ciò che è al di fuori di noi. L’esperienza interiore è di essere consumati da una vampa ruggente, o che il mondo sia consumato in un’apocalisse di fuoco. L’elemento fuoco ritorna al fuoco.
Segue l’elemento aria. Respirare ci diventa sempre più difficile: l’inspirazione si fa superficiale e l’espirazione si allunga. Cominciamo a respirare ruomorosamente e ad ansimare. I respiri diventano più brevi e laboriosi: il corpo si torce, poi si acquieta. La vista svanisce, quella interiore come quella esterna, indistinta e appannata. L’esperienza interiore di un gran vento che spazzi via il mondo, di un tornado che consuma l’intero universo. L’elemento aria ritorna all’aria.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.