Mandala, è un disegno
simbolico e geometrico utilizzato nel buddismo e nell’induismo, il cui utilizzo
veniva già citato dai Veda, antichi testi sacri dell’Hinduismo. La sua
traduzione dal sanscrito è “cerchio”, “circonferenza” o “ciclo”. L’uso del Mandala ha tutt’oggi una funzione
rituale, promuovendo il contatto con la spiritualità, che in oriente è
percepita e proiettata nell’interiorità di ogni persona, piuttosto che
proiettata all’esterno, come in altre religioni occidentali.
Come conseguenza ad un’epoca
moderna di “crisi” di valori, di incertezza, di disorientamento, prendere contatto con la nostra interiorità sta
diventando una necessità sempre più sentita. Questo avvicinamento ad un vissuto
spirituale risale agli albori della civiltà. Il primo Mandala conosciuto, ad
esempio, è una “ruota solare”
paleolitica scoperta nell’Africa del Sud, ma anche nelle civiltà precolombiane
d’America, così come negli aborigeni d’Australia si riscontrano reperti rituali
a rappresentanti un “cerchio magico”. Così come si sono ritrovati reperti
appartenenti a civiltà babilonesi, o di cerimoniali magici medievali e rinascimentali.
Il Cerchio simbolizza dunque un limite
magico invalicabile, che separa un confine interiore spirituale e protettore,
da un esteriore manifesto e minaccioso. A cerchio sono stati costruiti i primi
santuari al cui interno si praticavano riti di preghiera, propiziatori e di protezione.
Il famoso Tempio del Cielo a Pechino ne è una delle migliaia di esempi, così
come circolare è la piazza San Pietro in Vaticano. Le più famose cattedrali cristiane
hanno un “cupolone” circolare, sotto il quale si celebra la funzione religiosa.
Le ritualità appartenenti alle
diverse culture di tutto il mondo testimoniano il desiderio che l’uomo ha
sempre coltivato di comprendere se stesso, il mondo in cui è immerso, usando allo scopo i simboli. Nella nostra vita quotidiana siamo immersi
nei simboli, poiché grazie a questi possiamo trasferire sinteticamente messaggi,
alcuni consapevoli, altri inconsapevoli. I simboli
sono rappresentazioni sul piano reale di un mondo astratto, che sarebbe
altrimenti impercettibile e quindi indefinibile.
Tra gli innumerevoli simboli di
tutte le civiltà, e delle diverse sfere spirituali, più o meno esoteriche, si
annovera il simbolo per eccellenza, l’unico universalmente riconosciuto come
perfetto:
il CERCHIO.
In esso è rappresentato l’Universo, contenente ogni potenziale
embrione di Vita, come simbolo della fecondazione
in cui nasce la vita. Rappresenta lo stato della sostanza primordiale,
impalpabile, uniforme e indifferenziata. Ciò che ancora deve manifestarsi.
Il cerchio non ha direzione, i
punti che lo compongono sono tutti equidistanti dal centro, rappresentando così
la Perfezione, ma al tempo
stesso è formato da una linea unica in cui l’inizio si fonde con la fine, e
questa con il nuovo inizio, diventando così simbolo di Eternità. Geometricamente è sprovvisto di angoli e di
rotture e perciò rappresenta l’Armonia,
e l’Unione.
In
Cina il cerchio è un simbolo che permea tutta la cultura Taoista, da cui il Tai
Ji Quan (un’antica arte marziale), la Medicina Tradizionale Cinese e la
filosofia prendono vita. Nel Tutto circolare si manifestano le due polarità Yin
e Yang, da cui nasce tutto ciò che è manifesto.
Il movimento circolare, infatti, è anche quello degli astri in cielo, che
scandisce le rivoluzioni planetarie ed il tempo
astronomico costruendone la mappa del cielo e quella dell’uomo attraverso
lo zodiaco.
Lo scorrere del tempo viene così
scandito anche sull’orologio in modo circolare, in una sequenza di istanti che
si ripetono con ciclicità, riproponendo
l’infinito ciclo del tempo, in cui
si alterna la Vita e la Morte in un continuum.
Tornando al Mandala, tradizionalmente, nel Buddhismo e nell’Hinduismo esso è
costituito da un cerchio esteriore che rappresenta il Cielo, e spesso da uno
più quadrati interiori concentrici. Il quadrato rappresenta la Terra,
intendendo questa come grembo che accoglie il seme fecondatore del Cielo
(elemento maschile) per portarlo a frutto sul piano materiale in Terra
(elemento femminile).
Di Mandala ne esistono infinite varietà, tanto quanto la creatività
umana. A questa complessità si aggiunge una creazione che non è solo strutturale, ma anche cromatica, poiché dopo aver
costruito il grafico, questo viene colorato, in genere rispettando una
regolarità geometrica.
L’impegno e l’applicazione esecutorie
implicano concentrazione e contemplazione. Infatti la regolarità e la
creatività si stimolano ed al contempo si autoregolano reciprocamente, non
lasciando spazio a pensieri esterni, a fantasticherie né distrazioni. Il Mandala è per queste ragioni una forma di meditazione che aiuta a liberare la mente, facendo fluire l’energia
interiore apportando una sensazione di armonia, pace e benessere. Durante
la creazione del Mandala vengono
proiettate all’esterno le mappe dei nostri pensieri ed emozioni, quindi, con
meccanismo inconscio vengono portate alla luce della consapevolezza. Carl Gustav Jung, che per vent’anni ha approfondito
la cultura orientale, definì questo meccanismo “il processo di individuazione”, necessario a integrare il Conscio
con l’Inconscio, l’ombra con la luce, per elevarsi così ad un piano “superiore”
nell’evoluzione spirituale.
Questo
spiega la ragione per la quale, in Tibet, in occasione di ricorrenze religiose
importanti, viene preparato meticolosamente un grande Mandala, decorandolo con sabbia debitamente colorata con pigmenti
naturali. Per diversi giorni il raccoglimento spirituale dei monaci impegnati
in questa attività anticipa e prepara una ricorrenza religiosa importante. Il Mandala così preparato verrà successivamente
distrutto, spazzando al vento la sabbia. Con questo gesto si vuole
rappresentare simbolicamente la caducità della Vita, l’impermanenza, in un
ciclo costante di nascita, morte e rinascita.
Ancora oggi il Mandala rappresenta uno strumento per riportare l’ordine interiore, se non addirittura per catalizzare una rinascita interiore. Il
vantaggio di questa tecnica è la possibilità di combinarla con altre tecniche
di rilassamento come la musicoterapia, l’aromaterapia, il canto dei mantra, le
preghiere.
Certo è che l’efficacia dei Mandala è stata confermata anche in
campo grafologico, laddove, nella rieducazione della scrittura, oltre a
riabilitare un gesto grafo-motorio coordinato, geometrico e regolare, si
raggiunge uno stato di rilassamento efficace, tanto negli adulti quanto nei
bambini. Il suo utilizzo viene ben accettato dai bambini che, con l’idea di
colorare e quindi con lo spirito del gioco, trasferiscono le proprie emozioni
sulla carta, liberandosene e lasciando spazio al respiro dell’Anima. Attraverso
un gesto grafico dalle finalità creative si dà forma ed espressione a qualcosa
che ancora non esiste, che è unico ed irripetibile. Si ritrova nel disegno,
come nella scrittura, un vissuto spirituale interiore inscindibile dalla mano
di chi scrive o disegna, rivelando simbolicamente la nostra interiorità ed
individualità.
Jennifer Taiocchi
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