DI UNA SOLA MALATTIA L’UOMO NON POTRA’ GUARIRE: LA MORTE.
Dalla fecondazione nel grembo della madre umana, alla
decomposizione nel grembo della madre terra, la Vita è un continuo processo di
trasformazione. Trasformazioni certamente biochimiche, fisiche, strutturali, ma
anche emozionali, esperienziali, percettive, adattative, comportamentali. Non
possiamo considerare la Vita un’esistenza stabile e perpetua, poiché non
avrebbe nessun significato, né biologico, né evolutivo, né spirituale.
Cosa ci conduca attraverso le varie stagioni e
trasformazioni della nostra Vita rimane argomento di Scienze, Filosofie e Religioni. Il tentativo di
comprendere è certamente prerogativa umana. Ciò però che sfugge all’attenzione
dei più, è che non è fondamentale la comprensione, quanto lo è la partecipazione.
Cioè potremmo analizzare e teorizzare la Vita, ma fintanto che non la vivremo
sulla nostra pelle non la potremo davvero comprendere. La stessa parola comprendere (prendere con e dentro di
sé) e capire (dal latino capere:
contenere dentro di sé) esprimono la capacità di integrare dentro di sé non
solo concetti ma veri e propri vissuti. Questo riguarda sia vissuti favorevoli
che sfavorevoli.
A chiunque piacerebbe vivere solo esperienze positive, ma …..
ciò che ci accade, che dipenda o meno dalle nostre scelte, dalle nostre azioni,
ci obbliga a confrontarci con situazioni, e soprattutto con emozioni.
Se non affrontiamo queste emozioni, esse si ripresenteranno
costantemente, finchè non saremo obbligati a cambiare. Il cambiamento è allora
il mezzo per crescere, per superare le difficoltà. Se temiamo di cambiare, non
ci distaccheremo mai da quelle situazioni che ci creano sofferenza, non
proveremo mai l’ebbrezza della crescita, del sentimento di libertà o di
dignità.
Anche la malattia è un cambiamento del nostro organismo che
si adatta e reagisce a ciò che è obbligato ad affrontare (ambiente, alimenti,
emozioni, stile di vita, lavoro ecc.). Combattere la malattia non ha senso se
non si scava a fondo di questa trasformazione, se non la si catalizza, ed in
definitiva, … non si riuscirà mai a guarire definitivamente se non si ravvede
la causa che ha costretto l’organismo a sviluppare una malattia.
Ascoltiamo i segni del nostro corpo, della nostra anima, e
soprattutto … viviamo in sintonia con ciò che siamo veramente, e la vita sarà
meno sofferente e complicata di quanto la vogliamo rendere noi!
Tutto si può trasformare. Se l'organismo ad un certo punto della vita ha subito trasformazioni, esse non sono mai irreversibile.. poichè l'unico punto irreversibile, almeno nella prospettiva materiale, è la morte.
E seppur paia essa un ultimo passo, un ultimo grido di vita... in realtà è la porta verso una nuova Vita.
Cita Chuang Tzu, un poeta cinese: "Ciò che per il bruco è la morte, per la farfalla è la nascita"
Jennifer Taiocchi
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